Io sono a Torino impegnato alla ristrutturazione del mio studio, Annalisa è a Parigi dove vive e lavora.

Vivendo lontani abbiamo avuto l’esigenza di stabilire un contatto più profondo che riguardava il vivere quotidiano, non accontentandoci dei soli mezzi digitali a nostra disposizione (...) Da qui nasce il bisogno di ritrovarsi, di condividere azioni e gesti autentici. Attraverso il ricordo di un colore e il tentativo di farlo riaffiorare alla memoria abbiamo realizzato un lavoro che si propone come atto performativo e come atto pittorico.

Il concetto è legato allo sforzo mnemonico e l’ossessivo tentativo di riprodurre la stessa onda luminosa sulla tela.

Quest’azione si è compiuta mentre eravamo in luoghi e contesti differenti. Le dodici tele che compongono il nostro lavoro sono state eseguite in un arco temporale di sei mesi.

Sono il risultato di una selezione che comprende un grande numero di tele, avendone dipinte due al giorno dal gennaio 2016. Il colore che abbiamo scelto è diventato il nostro punto d’incontro e il nostro termine di paragone nel vedere come la nostra memoria cambia, come noi cambiamo. Il risultato è una mappatura fedele del nostro percepire il ricordo e la realtà (...)

Le tele appena eseguite e asciutte sono state sempre imbustate e sigillate per non influenzare il nostro ricordo. All’apertura delle buste abbiamo visto come questo colore si è evoluto e abbiamo notato somiglianze tonali tra le rispettive tele realizzate. Tra di noi si è creata una speciale empatia o si tratta di una pura coincidenza

m.i. + a.t.